sabato 23 novembre 2013

Realtà, non finzione

Ieri sera si è tenuto un interessante incontro per promuovere il voto alle primarie dell'8 dicembre, per presentare le varie mozioni dei candidati anche ai simpatizzanti non iscritti.
Il confronto è stato stimolante, sicuramente, e ricco di spunti che ho lasciato sedimentare durante la notte per riprenderle poi, a mente fresca, questa mattina.


Credo che alla fine quando si parla di vincere, quelli che vincono veramente sono quelli che mantengono la coerenza delle loro convinzioni e non si vedono al miglior offerente per cinque minuti di inconsistente celebrità. A chi ha il coraggio di mettere la faccia su un progetto coerente con quella che è sempre stata la sua linea.
Il problema è stato, anche ieri, lo scontro frontale camuffato da sottile paternalismo, alle persone e non hai contenuti.
L'attacco alle persone è facile e forse l'unica arma quando c'è scarsa possibilità di farlo sui contenuti.
Non si può continuare a parlare di superare la vecchia politica e nella stessa frase farne riferimento a sostegno di qualche tesi, non si possono negare la destra e la sinistra per poi usarle a supporto della propria posizione. Non trovo giusto poi spostare il mirino su questioni personali quando ci si riunisce a presentare le mozioni per le primarie.
Credo che non sia stato recepito da tutti il fatto che non mi trovassi lì a sponsorizzare me stessa o qualche mia fantasiosa idea, ma a fare da tramite per un progetto politico che ho sposato.
E quel progetto parla di laicità e rispetto. Ecco io vorrei ci fosse laicità anche dei modi, vorrei ci facesse portatori di quello che si ritiene migliore e non semplici sponsor del prodotto dell'anno.
Si è parlato di comunicazione, io sostituirei con informazione.
Di sogno, io sostituirei con visione.
Di gentilezza, io sostituirei con coerenza.
Perché la mancanza di coerenza è in sintesi la causa di tutti lo scempio che questo ultimo anno (questi ultimi anni) è stato fatto del nostro Paese e del Partito Democratico.
Mi rammarico poi che i fautori del rinnovamento, i progressisti e coloro che vogliono una società che si posizioni sugli standard europei, siano poi gli stessi che assumono l'atteggiamento paternalista con i più giovani, pressapochista o irrisorio con chi la pensa in maniera diversa.
Chi ritiene che il merito e la corsa siano il metro per misurare il Paese. Ma sapete io sono ancora così ingenua da credere che inclusione e rimozione delle disuguaglianze (di oggi, non di quarant'anni fa) siano il centro gravitazionale che un partito progressista, di sinistra.
Credo che sia facile promettere, coccolarci dicendo che tutto andrà bene. Sono molto più tranquilla quando qualcuno mi dice che sarà difficile e quando ha l'umiltà di farsi aiutare. Nella vita, non solo in politica.
Quando l'umiltà sarà patrimonio comune del nostro partito, solo allora si potrà iniziare a collaborare. Quando si riusciranno a mettere in discussione le proprie posizioni, perché qualcuno ne mostra delle altre e non per principio sbagliate. Quando si scende dal piedistallo dell'esperienza per toccare con mano una realtà che è diversa da quella in cui si è abituati a vivere e si deve fare i conti anche con questa, ci piaccia o no esiste.
Esiste una realtà amara che è reale, gioco di parole a parte, e non mero terreno di discussione ideale con cui riempirsi la bocca. E quindi con queste condizioni ci si deve misurare faccia a faccia, perché è facile raccontarle in un discorso, meno facile prenderle in considerazione quando si hanno per le mani.
Altrimenti significa che è l'unico scopo è parlare e sentirsi parlare.

chiara





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